Tv e radio si rafforzano grazie al web.
Nel 2019 la fruizione della televisione è in generale stabile, si registra una flessione dei telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre): -2,5% in un anno; resta simile l'utenza della tv satellitare: -0,1%; crescono significativamente la tv via Internet: web tv e smart tv salgono al 34,5% di utenza, +4,4% in un anno; la mobile tv registra 28,2% di telespettatori, con un aumento del 2,3% nell'ultimo anno. Si combinano sempre di più programmazione lineare e palinsesti personali.
La radio continua a rivelarsi all'avanguardia dentro i processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,4% degli italiani, stabili da un anno all'altro. Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l'apparecchio tradizionale perde 5,3 punti percentuali di utenza, l'autoradio è stabile (+0,3% rispetto all'anno precedente) e l'ascolto delle trasmissioni radiofoniche via Internet con il pc (+ 0,3%, il 17,3% degli italiani) e soprattutto attraverso lo smartphone, con una utenza del 21,3% (+0,6% rispetto a un anno fa) è sempre più rilevante.
Crescono ancora Internet, smartphone e social network.
Ancora un aumento dell'utenza di Internet: dal 78,4% al 79,3% della popolazione, una differenza positiva di quasi un punto percentuale in un anno. Gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7%, con una crescita dell'1,9% (ndr. nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). I social network più popolari sono YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani, (ma il dato sale al 76,1% tra i 14-29enni), Facebook dal 55,2% (dal 60,3% dei giovani), Instagram dal 35,9% (dal 65,6% degli under 30), WhatsApp utilizzato dal 71% degli italiani: il 3,5% in più in un anno (88,9% dei 30-44enni, 30,3% tra gli over 65).
In dieci anni quadruplicata la spesa per i telefoni.
La spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 (l'ultimo anno prima dell'inizio della crisi) e il 2018 evidenzia come la spesa per l'acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato, anno dopo anno, un vero e proprio boom, di fatto quadruplicando in valore (+298,9% nell'intero periodo, per un valore di oltre 7 miliardi di Euro nell'ultimo anno); quella dedicata all'acquisto di computer e audiovisivi ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+64,7%); i servizi di telefonia si sono assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-16,0%, per un valore di 16,8 miliardi di Euro sborsati dalle famiglie italiane nell'ultimo anno). Invece, nel decennio, la spesa per libri e giornali ha subito un tracollo: -37,8%) che si è arrestato solo nell'ultimo anno, quando c'è stato un rialzo del 2,5%.    
La carta stampata: si è fermata l'emorragia di lettori. 
Media stampa ancora nella crisi, ma sembra essersi fermata l'emorragia di lettori. Quelli dei quotidiani, che nel 2007 erano il 67,0% degli italiani, nel 2019 sono il 37,3%, percentuale simile e quella del 2018 (il 37,4%). Le edizioni on line dei giornali si attestano a una quota di utenza pari al 26,4% (la stessa di un anno fa: +0,1%). Nel settore dei periodici, flettono leggermente i settimanali (30,1% di lettori, -0,7% in un anno) e tengono i mensili (27,4% di lettori, +0,9%). Gli aggregatori di notizie on line e i portali web d'informazione sono consultati dal 51,6% degli italiani, con una crescita del 5,5% rispetto al 2018. In Italia, anche i lettori di libri diminuiscono anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un volume nel corso dell'anno, nel 2019 il dato è del 41,9%, la caduta, però, sembra essersi fermata poiché il dato risulta stabile rispetto all'anno precedente (-0,1%). Gli e-book, letti solo dall'8,5% degli italiani, con una variazione nulla in un anno, non hanno compensato la diminuzione di lettori.
 
Le diete mediatiche di anziani e giovani. 
La piramide dei media fruiti dai più anziani vede al vertice la televisione (96,5%), seguita dai quotidiani (54,6%) e dai periodici (52,2%) posizionati sopra Internet (42,0%) e smartphone (38,2%). Tv e giornali su carta costituiscono dunque le fonti principali per chi ha 65 anni e più. 
Una vera piattaforma di accesso digitale si presenta invece tra i più giovani. Tra chi ha 14-29 anni risultano appaiati Internet (90,3%), tv (89,9%), telefono cellulare (89,8%) e social media (86,9%): siamo compiutamente nel regno della transmedialità.
 
Le differenze territoriali. 
La più ricca piattaforma mediatica è quella su cui si collocano gli abitanti delle grandi città (più di 500.000 residenti), in cui praticamente tutti i dati si posizionano al di sopra della media nazionale dei consumi mediatici, con l'eccezione dei quotidiani, letti solo dal 20,4% della popolazione. Nelle aree metropolitane hanno preso più piede sia la mobile tv (31,6%) che la tv on demand (31,3%). Al contrario, nei centri urbani minori (fino a 10.000 abitanti) i consumi mediatici sono per la maggior parte al di sotto della media nazionale, con la sola eccezione dei quotidiani che segna il 40,5% di lettori, il doppio rispetto alle grandi città.
 
La costruzione dell'identità nell'era biomediatica. 
La famiglia costituisce di gran lunga ancora il primo fattore di identificazione. Lo è per il 76,3% degli italiani e in misura maggiore per gli anziani (83,5%). Essere italiano (39,9%) e il legame con il proprio territorio di origine (37,3%) si collocano a poca distanza l'uno dall'altro. Segue il lavoro (29,2%), una leva di identificazione più forte tra chi ha una età compresa tra 30 e 44 anni (39,1%), poi la fede religiosa (17,2%) e le convinzioni politiche (11,8%). Solo dopo viene l'identità europea (10,9%). Per il 3,5% è il proprio profilo sui social network a determinarne l'identità, una percentuale che sale al 9,1% tra i giovani, cioè uno su dieci.
 
La polarizzazione dell'informazione tra vecchi media e dispositivi digitali.
Le prime cinque fonti d'informazione utilizzate dagli italiani includono strumenti tradizionali come telegiornali, reti televisive all news e quotidiani cartacei, insieme all'innovazione fornita dalla piattaforma social più diffusa, Facebook, e dai motori di ricerca su internet, come Google, che permettono in pochi secondi di aggregare risultati per parole chiave o argomenti. I telegiornali mantengono salda la leadership: sono i programmi a cui gli italiani ricorrono maggiormente per informarsi (59,1%). L'apprezzamento è generalizzato, ma aumenta con l'età: dal 40,4% dei giovanissimi al 72,9% degli over 65. Elevato è anche il favore accordato alle tv dedicate all'informazione a ciclo continuo, 24 ore su 24, utilizzate per informarsi dal 19,6%. La riflessione sulla qualità dell'informazione è servita a irrobustire la nicchia dei fedeli della carta stampata, che salgono al 17,5%: 3,3 punti percentuali in più in due anni. Seguono i giornali radio (16,7%). Facebook è però il secondo strumento di diffusione delle notizie, dopo i tg: lo utilizza per informarsi il 31,4% degli italiani. E il 20,7% ricorre ai motori di ricerca online. 
 
La politica nazionale regina dei palinsesti. 
Gli utenti compongono un mix personalizzato delle fonti, online e offline. Ma quali sono i generi di notizie che li attirano di più? Non c'è dubbio che siano le cronache della politica nazionale il principale oggetto dell'attenzione degli italiani quando si informano. Registrano l'interesse del 42,4% della popolazione: le vicende di governi e partiti politici rappresentano in assoluto il genere di notizie più seguito. Addirittura superano di oltre 10 punti percentuali le voci classiche dei palinsesti informativi, come lo sport (29,4%) o la cronaca nera (26,1%) e rosa (18,2%). Nelle diete informative, un rilievo ancora minore è attribuito alle notizie di taglio economico (15,3%) e soprattutto alla politica estera (10,5%). 
 
La percezione del futuro. 
La gran parte degli italiani è convinta che in futuro l'Italia perderà peso economico e politico nello scenario internazionale (57,5%) e l'Unione europea non si rafforzerà (55,3%). Ma non c'è da temere il rischio che le democrazie liberali entrino in crisi (14,8%). Svolgeremo la maggior parte delle attività quotidiane tramite internet (67,4%). Per molti però i media cartacei (giornali, riviste, libri) sono destinati all'estinzione (49,6%) e l'informazione sarà meno libera di oggi (42,4%). In generale, sono in prevalenza le persone che hanno una maggiore dimestichezza con i media personali a mostrare un atteggiamento più positivo verso il futuro. Non solo i giovani, ma anche i soggetti più istruiti e gli abitanti delle grandi città.
 
Il deficit di competenze digitali.
Per sfruttare appieno le opportunità offerte dai dispositivi digitali bisogna essere in grado di usarli bene. Ma il 25,0% degli italiani ammette di non possedere le competenze necessarie. I valori più bassi si registrano tra chi ha tra i 30 e i 44 anni (8,0%) e tra i più istruiti (11,4%), alla pari con i più giovani (11,5%): sono questi i soggetti meglio attrezzati per vivere nell'ambiente digitale. Mentre il 57,3% delle persone anziane confessa un totale deficit di competenze.
 
Chi spenderà di più per i device digitali? 
L'11,8% degli italiani prevede di incrementare nell'anno in corso la spesa per l'acquisto di dispositivi digitali, il 19,6% ipotizza una riduzione della spesa, mentre per il 68,6% rimarrà invariata. A spendere di più saranno i residenti del Sud (16,2%), gli abitanti dei piccoli centri urbani (14,6%), i maschi (14,9%) e i giovani adulti di 30-44 anni (15,1%).
 
 
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