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Agcom: l'online spaventa gli italiani

A più della metà della popolazione è capitato di imbattersi in rete in contenuti di odio, disinformazione e revenge porn, più di 8 italiani su 10 esprimono preoccupazione al riguardo. Ciononostante, il 44,1% non ha avvertito la necessità di chiedere aiuto o suggerimenti per un utilizzo più critico e consapevole dei mezzi di comunicazione. La propensione a cercare sostegno è più alta tra i minorenni; oltre la metà di loro si rivolge alla famiglia, circa un terzo agli insegnanti, mentre il 30% della fascia 14-17 anni ad amici e compagni di scuola.

Il rapporto fotografa i principali fabbisogni digitali della popolazione italiana, sulla base dei risultati di un questionario somministrato a un campione di oltre 7 mila individui, rappresentativo della popolazione italiana dai 6 anni in su. Se l'utilizzo di Internet da parte degli italiani è ampio - ben il 90% naviga in Rete tutti i giorni e quasi il 48% per più di 4 ore al giorno - più di un terzo della popolazione dai 14 anni in su non possiede alcun grado di alfabetizzazione algoritmica (sei su dieci tra gli anziani) e solo il 7% raggiunge un livello ottimale. 

Due italiani su tre possiedono smart tv e computer portatili. L'80% continua ad accedere ai media durante i pasti, in quattro casi su cinque guardando programmi televisivi. Tra gli under 35 è diffuso l'uso dei social media e delle piattaforme di condivisione video. Circa la metà accede ad Internet per almeno quattro ore al giorno, in particolare per informarsi (soprattutto adulti e anziani), comunicare con amici (soprattutto i ragazzi tra i 14 e i 17 anni) e fruire di contenuti audiovisivi. 

Il rapporto registra famiglie sempre più sensibili all'accesso ai media da parte dei minori: 8 su 10 ricorrono a qualche forma di regola, mentre il 13% sceglie il divieto assoluto e il 4,8% lascia totale libertà. Diverse le strategie di mediazione genitoriale: le più diffuse sono la definizione di limiti di tempo o di fasce orarie nell'utilizzo di Internet e tv (utilizzate da due genitori su dieci) e il ricorso a strumenti di parental control.  Età e livello di istruzione differenziano l'atteggiamento dei genitori: over 45 e laureati adottano più spesso strategie di monitoraggio e co-using; i più giovani e meno istruiti prediligono le restrizioni. 

Più di 8 italiani su 10 si dichiarano genericamente preoccupati per i diversi contenuti e attività fonti di rischio, mentre i minorenni sono meno preoccupati della media della popolazione. Tre minori su quattro hanno esperienza di fruizione di contenuti relativi alla categoria di negative user-generated content, come sfide social, cyberbullismo e revenge porn. Solo il 15% degli italiani si dichiara molto preoccupato dalla presenza di contenuti audiovisivi non protetti dal diritto d'autore.

Oltre 8 cittadini su 10 svolgono una qualche azione di contrasto, quando si imbattono in attività/contenuti che rappresentano fattori di rischio, e più della metà evita di accedere a canale/testata/piattaforma che li ospita. Appena un terzo verifica la fonte del contenuto e della notizia potenzialmente rischiosa; più alto è il titolo di studio, più aumenta la frequenza di segnalazioni e verifiche. Quasi la metà della popolazione non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole dei mezzi di comunicazione. 

Il 41% della popolazione dai 14 anni in su non è a conoscenza del ruolo degli algoritmi di raccomandazione utilizzati dalle principali piattaforme online, mentre il 64,6% ha un livello nullo o scarso di alfabetizzazione algoritmica. Il 48% è a conoscenza della possibilità di personalizzare la propria esperienza di fruizione sulle piattaforme online, e, tra questi, più dell'80% utilizza almeno uno strumento di curation editoriale e più del 60% un tool di segnalazione dei contenuti.  

Fonte: www.agcom.it

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